Film-report: “Ghost detainee”

Film-report: “Ghost detainee”

Il 17 febbraio 2003, uscendo dalla sua abitazione, scompare a Milano l’imam egiziano Abu Omar, fervente attivista della moschea di Via Quaranta, oppositore del presidente Mubarak e perciò rifugiato per motivi politici in Italia, dov’è già sotto osservazione della Digos (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali). È la moglie Nabila Ghali a denunciarne subito la scomparsa alle forze dell’ordine, ma dalle ricerche sulle celle telefoniche locali non risulta niente, pare che l’uomo sia stato inghiottito dal nulla. Finché, dopo un anno e due mesi, finalmente Abu Omar contatta i familiari e rivela dov’è stato trattenuto fino ad allora, con che metodi e perché.

Il magistrato milanese Armando Spataro scopre un errore procedurale nelle prime indagini, individua delle prove e scoperchia così un caso che avrà implicazioni politiche, diplomatiche e processuali gravissime e imbarazzanti: emergerà infatti che l’imam è stato rapito da agenti della CIA, con la collaborazione del SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare), sequestrato e trasferito via aereo in una prigione del Cairo, dov’è stato torturato fino a perdere il 90% dell’udito.

Una guerra globale, che è passata, si scoprirà grazie anche al caso Abu Omar, non solo attraverso i crimini della prigione cubana di Guantanamo e altri luoghi di detenzione segreti (i cosiddetti black sites) ma anche tramite accordi riservati degli USA con i singoli Paesi, per avere mano libera e poter agire al di sopra delle leggi; anche per catturare una persona sospetta in un Paese straniero al fine di detenerla. Per la prima volta al mondo dei cittadini statunitensi (ventidue agenti della CIA) sono imputati in un tribunale di un Paese alleato che contesta loro la violazione dei diritti umani e sostiene il diritto a un equo processo: quello di Abu Omar, che infatti si terrà in parallelo, imputato per associazione a delinquere finalizzata a terrorismo internazionale e che si concluderà nel 2013 con una sentenza di sei anni di reclusione, poi seguita dalla grazia accordata dal presidente Mattarella.

Ghost Detainee – Il caso Abu Omar di Flavia Triggiani e Marina Loi è un’inchiesta avvincente, ben documentata e montata, che arriva nelle sale a vent’anni dai fatti che riassume. Cioè con la giusta distanza critica per contestualizzarli (la minaccia di al-Quaeda, il reclutamento degli estremisti in Europa, il peso delle invasioni occidentali in Afghanistan e Iraq, la reazione statunitense al trauma degli attacchi terroristici) e i contributi di molti testimoni diretti.

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