Indirizzo istituti con sezioni 41bis

Il regime di Alta Sicurezza in Italia è previsto per 9472 detenuti (al 30 giugno 2024) ed è suddiviso in 4 gradi di detenzione:

  • 41-bis è applicato ai condannati o imputati per reati mafiosi o associativi di rilevante pericolosità e gravità.
  • AS1 ospita tutti i detenuti a cui non è stato rinnovato il regime 41-bis per decorrenza dei termini o collaborazione con la giustizia.
  • AS2 destinata ai reati di terrorismo e associazione terroristica, associazione sovversiva ed eversiva.
  • AS3 dove si trovano detenuti (più del 95% dei ristretti in Alta Sicurezza) con reati di stampo o metodo mafioso, agevolazione mafiosa, narcotraffico o sequestro di persona.

Il regime di “carcere duro” nasce con la legge Gozzini nel 1986 come dispositivo emergenziale: “In casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza, il Ministro della giustizia ha facoltà di sospendere nell’istituto interessato o in parte di esso l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati. La sospensione deve essere motivata dalla necessità di ripristinare l’ordine e la sicurezza e ha la durata strettamente necessaria al conseguimento del fine suddetto”. A seguito delle stragi attribuite alle organizzazioni mafiose, dal 1992 venne inasprito: “Quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a richiesta del Ministro dell’interno, il Ministro di grazia e giustizia ha altresì la facoltà di sospendere, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti per taluno dei delitti di cui al comma 1 dell’articolo 4- bis, l’applicazione delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che possano porsi in concreto contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza”. L’ultimo aggiustamento fu apportato dal Governo Berlusconi che nel 2002 fece uscire il 41-bis dal suo contesto emergenziale e ne dispose la durata di 2 anni e le eventuali proroghe di anno in anno. La versione in vigore oggi, salvo alcune minime correzioni, risale al 2009 che ha raddoppiato gli anni di applicabilità portandoli a 4 e rinnovabili ogni 2.

  • i luoghi di detenzione sono spesso assai distanti dal luogo di origine del detenuto, basti pensare che nessuno di questi istituti si trova in Italia del sud, rendendo faticosi se non proibitivi gli spostamenti dei familiari per i colloqui.
  • accesso ai benefici penitenziari negati quali permessi premio, visite mediche esterne, colloqui con familiari oltre il primo grado, liberazioni anticipate, possibilità di visitare familiari in ospedale o presenziare a funerali.
  • visto censura di tutta la corrispondenza da e per il detenuto.
  • corredo del detenuto ridotto al minimo.
  • divieto di possedere libri, riviste, penne, quaderni, se non previa autorizzazione della direzione
  • colloqui di solo un’ora e una sola volta al mese con vetro divisorio (escluso solo con figli sotto i 12 anni). Nell’impossibilità di effettuare il colloquio può essere autorizzata, con provvedimento motivato della direzione, una telefonata mensile di 10 minuti.
  • ora d’aria limitata a 2 ore al giorno e con un massimo di tre detenuti, sempre sottoposti allo stesso regime (concessa solo per alcuni reati specifici).
  • sorveglianza del detenuto eseguita esclusivamente da agenti G.O.M. (Gruppo Operativo Speciale) della Polizia Penitenziaria.
  • regime di isolamento dagli altri detenuti

Questo regime legalizza e disciplina la tortura nel nostro paese, dispensata in maniera arbitraria e perpetua, condannata da molte organizzazioni e associazioni italiane ed estere sul tema dei diritti umani, dove l’unico modo per uscirne è la collaborazione, cioè metterci qualcun’altro al posto tuo. Con Mezzoradaria abbiamo sempre lottato contro questo regime di tortura e abbiamo sostenuto sia campagne di lotta contro specifiche disposizioni, inspiegabili se non riconducibili a mera crudeltà, come il divieto di tenere libri in cella con “Pagine contro la tortura“, sia supportando la lotta del prigioniero anarchico Alfredo Cospito che intraprese uno sciopero della fame contro l’applicazione del 41 bis a cui è sottoposto.
La critica sostanziale che si muove al “carcere duro” non è per solidarizzare con chi ha commesso gravi reati come omicidi di mafia, o imperdonabili come sfruttamento della prostituzione minorile e pedopornografia, o della riduzione in schiavitù. La critica è innanzitutto al sistema giudiziario e politico, che ad esempio condanna Alfredo Cospito per l’attentato dove ferì l’A.D. di Ansaldo Nucleare ma che assolve cosa Ansaldo Nucleare fa nel mondo, dalla devastazione ambientale a quei crimini predatorii squisitamente propri delle multinazionali, soprattutto in ambito bellico ed energetico. Che condanna con solerzia chi rapina una banca ma assolve quella banca dove i suoi maggiori investimenti sono in titoli del commercio di armi e materie prime.

Casa circondariale di Tolmezzo
via Paluzza, 77
33028 Tolmezzo (UD)
telefono: 043344900
mail: cc.tolmezzo@giustizia.it
PEC: prot.cc.tolmezzo@giustiziacert.it

Casa circondariale di Novara
via sforzesca, 49
28100 Novara
telefono: 0321483511
mail: cc.novara@giustizia.it
PEC: cc.novara@giustiziacert.it

Casa di reclusione Milano – Opera
via Camporgnago, 40
20141 Milano
telefono: 02576841
mail: cr.opera@giustizia.it
PEC: prot.cr.opera@giustiziacert.it

Casa di reclusione di Parma
strada Burla, 57
43122 Parma
telefono: 05217089
mail: cr.parma@giustizia.it
PEC: cr.parma@giustiziacert.it

Casa circondariale di Cuneo
Via Roncata, 75
12100 Cuneo
telefono: 0171449911
mail: cc.cuneo@giustizia.it
PEC: cc.cuneo@giustiziacert.it

Casa di reclusione di Spoleto
Località Maiano, 10
06049 Spoleto (PG)
telefono: 074326311
mail: cr.spoleto@giustizia.it
PEC: cr.spoleto@giustiziacert.it

Casa circondariale di Terni
Strada delle Campore, 32
05100 Terni
telefono: 0744800100
mail: cc.terni@giustizia.it
PEC: prot.cc.terni@giustiziacert.it

Casa circondariale di Viterbo – Mammagialla
Strada S. Salvatore, 14/B
01100 Viterbo
telefono: 076124401
mail: cc.viterbo@giustizia.it
PEC: prot.cc.viterbo@giustiziacert.it

Casa circondariale di L’Aquila
Via Amiternina Loc Costarelle, 3
67100 L’Aquila
telefono: 0862452020
mail: cc.laquila@giustizia.it
PEC: prot.cc.laquila@giustiziacert.it

Casa di reclusione di Roma – Rebibbia
Via Bartolo Longo, 72
00156 Roma
telefono: 06/415201
mail: cr.roma@giustizia.it
PEC: cr.roma@giustiziacert.it

Casa circondariale di Sassari – Bancali
Str.Prov.le 56 Loc.Bancali Abb, 4
07100 Sassari
telefono: 0793090
mail: cc.sassari@giustizia.it
PEC: prot.cc.sassari@giustiziacert.it

Casa circondariale di Nuoro – Badu e Carros
Via Badu e Carros, 1
08100 Nuoro
telefono: 0784200126
mail: cc.nuoro@giustizia.it
PEC: prot.cc.nuoro@giustiziacert.it

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