Il 12 dicembre cade il 55° anniversario della strage fascista di Piazza Fontana a Milano che diede l’inizio alla “strategia della tensione”
Il filo nero della storia
Il 12 dicembre cade l’anniversario della Strage di Piazza Fontana a Milano (1969), che causò 17 morti e 88 feriti per lo scoppio di una bomba alla Banca dell’Agricoltura. Strage commessa dai fascisti, voluta e coperta dagli apparati statali, con la complicità dei servizi segreti e dei vertici militari N.A.T.O. Si inseriva nel contesto della “guerra fredda” tra blocco occidentale, di cui l’Italia faceva parte, e quello guidato dall’Unione Sovietica. L’Italia, infatti, al tempo era un’eccezione tra i paesi europei del mediterraneo. In Spagna, Portogallo e Grecia governavano dittature fasciste o militari, appoggiate da Stati Uniti e N.A.T.O. Anche in Italia il “partito del golpe” – ampi strati di politica, giornalismo, economia ed esercito – credeva che una dittatura di stampo fascista/militare avrebbe meglio compresso la conflittualità sociale, allora decisamente maggiore di oggi, evitando l’avvento di qualche forma di “comunismo”. Si doveva atterrire l’opinione pubblica attribuendo le stragi agli anarchici, per dare avvio alla svolta autoritaria. Si è dato a questo disegno il nome di “strategia della tensione”.
Oggi il protagonismo dei gruppi neofascisti è nuovamente presente. Chi governa usa questa manovalanza per provocare e attaccare i movimenti. Inoltre nuove leggi come il DDL 1660, che il governo Meloni sta per approvare, andranno ad incidere pesantemente, con l’introduzione di 13 nuovi reati e diverse aggravanti (pensiamo al reato di “blocco stradale” o a quello di “rivolta carceraria” per chi, anche pacificamente, protesta nelle carceri e nei CPR). Siamo davanti ad una innegabile svolta repressiva, uno “Stato di polizia” la cui evidenza è data dall’art.20 di questo decreto, che autorizza gli sbirri a portare armi senza licenza anche fuori servizio. Se poi aggiungiamo la volontà del governo di far adottare all’Italia il presidenzialismo, vediamo che alcuni dei progetti dei golpisti di un tempo stanno trovando applicazione nel solco della democrazia formale.
Se durante gli anni della “strategia della tensione” da contrastare era una conflittualità sociale di massa che impensieriva e non poco il potere, oggi come si spiega questa “controrivoluzione preventiva” in assenza di agitazioni rivoluzionarie? Si spiega con le dinamiche mondiali, che vedono nuovamente schierarsi gli Stati in blocchi contrapposti. L’Italia è pienamente coinvolta nelle guerre che insanguinano il pianeta, con le armi fornite all’Ucraina e a Israele (per fare gli esempi più noti), con l’eventualità di entrare direttamente nei conflitti in corso. Questo genera politiche di tagli ai servizi e una continua dissipazione di fondi pubblici per fare la guerra. Lo Stato italiano teme che l’economia di guerra, generando povertà, possa far da volano a proteste sociali molto più forti di quelle che vediamo oggi. Ecco perché, preventivamente, ricorre ai fascisti e a norme ed assetti sempre più autoritari. Per farli accettare la tattica è sempre la solita: creare artificialmente il bisogno di “sicurezza” con la designazione dei nemici interni. Un’informazione controllata a dovere mostrifica a turno i “manifestanti violenti” che se la prendono coi “poveri poliziotti” (anche se sono questi ad usare il manganello), i sindacalisti che scioperano creando disagi al “paese che lavora”, i “clandestini” e i figli di immigrati (quando uno di loro – Ramy – viene ammazzato al Corvetto a Milano, per non essersi fermato all’alt dei carabinieri, il pensiero è “se lo è cercato!”), finendo ovviamente con gli anarchici “professionisti degli scontri”. La divisione del corpo sociale in buoni e cattivi serve a compattare sul fronte interno l’esercito dei buoni: una “nazionalizzazione delle masse” per rendere più agevole il compito del partito trasversale della guerra sul fronte esterno
Vediamo un filo nero che lega la “strategia della tensione” di ieri e quella di oggi. Ed è preoccupante, ma emblematico, che il DDL 1660, all’art.23, conceda a funzionari ed agenti dei servizi segreti infiltrati nei movimenti l’impunità penale nel caso di “direzione ed organizzazione di associazioni terroristiche” nonché di “fabbricazione o detenzione di ordigni o di materiale con finalità di terrorismo”. Non lo abbiamo sempre detto? Terrorista è lo Stato!
Democrazia borghese e dittatura sono due facce della stessa medaglia!
Contro l’economia di guerra, la lotta e l’azione diretta sono nostre amiche!
Collettivo Samara – samara@inventati.org
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