Abbiamo assistito alle rivolte di 4 anni fa nelle carceri di tutt’Italia.
Abbiamo masticato la tensione di quei giorni. Abbiamo pianto e abbiamo gioito. Eravamo presenti e abbiamo gridato libertà sotto quei muri. Per anni abbiamo ricevuto denunce e perquisizioni, intimidazioni a noi e ha chi abbiamo di più vicino e caro, abbiamo pagato la nostra solidarietà alle volte con le stanze di una questura, altre volte con le celle di una prigione. Ci hanno additato, ci hanno inseguito, ci hanno manganellato, ci hanno criminalizzato. E abbiamo subito tutto nell’indifferenza di tutti. Ma ora è troppo. Il disegno legge che vuole approvare il governo in materia di sicurezza è un nuovo codice Rocco. Anni di galera a chi protesta, anche passivamente, sia fuori che dentro a un carcere o a un CPR. Anni di galera a chi rivendica dei diritti. Anni di galera a chi lotta per il diritto alla casa, per il diritto a un lavoro migliore, per il diritto a un pianeta più verde, a un mondo più giusto. Un tempo qualcuno scrisse che la povertà è una pena a cui si è condannati senza aver commesso alcun reato. Nulla di più vero.
Qua ci sono anni di galera da elargire con generosità a tutto il mondo dei dissidenti e degli attivisti in difesa di ambiente e diritti umani. Un nuovo codice Rocco dove anche la resistenza passiva, cioè quando si usa l’immobilità del proprio corpo per protestare e resistere a una coercizione di funzionari in divisa, viene punita con anni di galera. La beffa è che si rischiano condanne triple rispetto ai reati di corruzione. Questi anni di galera sono per tutti coloro che dissentono. Immaginate un picchetto sindacale che impedisce il transito dei camion ai cancelli di una fabbrica. Pensate a un presidio di cittadini che protestano contro un cantiere che danneggia il territorio. Pensate a gruppi di persone che gridano libertà fuori le mura di un lager per migranti. Pensate anche solo in questi ultimi anni a quante proteste abbiamo assistito all’interno di un carcere o un CPR. Quanti sono stati gli agenti che per coprire provocazioni e abusi su prigionieri inermi hanno lamentato aggressioni e giorni di prognosi, coperti da colleghi e superiori, sotto gli occhi ciechi di una giustizia che non condanna lo sfruttamento dei lavoratori, la devastazione dell’ambiente, l’avvelenamento delle persone, i mercanti di morte, l’avidità stragista della new economy e delle multinazionali. E non vogliamo chiamarlo Stato di Polizia??
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