Radio Città Fujiko trasmette da oltre 40 anni sui 103.1 FM, sulla provincia di Bologna. Radio Città Fujiko offre un’informazione puntuale e precisa. La redazione, composta da oltre 120 redattori e speaker, garantisce un punto di vista diverso su quanto avviene a livello globale nella musica e nell’attualità.
Convinti che il carcere sia un’istituzione di classe funzionale al mantenimento di un ordine sociale iniquo e oppressivo, lo combattiamo non certo per abbellirlo ma per disfarcene.
Il progetto di dare vita ad una radio libera ed indipendente nasce nell’estate del 1992 dall’insieme di varie realtà del movimento torinese: il collettivo universitario FalsoSpettacolo, il collettivo autonomo, alcune individualità anarchiche e qualche cane sciolto
A cosa servono le prigioni?
Perché questo modello di società si è dotato di strutture detentive studiate per arginare, contenere, punire e gestire pezzi di popolazione?
Perché nelle galere ci finiscono quasi esclusivamente persone appartenenti alle fasce più povere e marginalizzate?
L’inizio: si era nel cuore dei terribili anni ottanta, quando un gruppo di compagni e compagne provenienti dall’esperienza del movimento del 1977 e dalle più recenti lotte studentesche (il movimento del 1985), dalle mobilitazioni antinucleari e dalle prime occupazioni di centri sociali, decise di dotarsi di uno strumento di comunicazione del/per il movimento.
La radio fu fin dal primo giorno una voce molto ascoltata del movimento. Trasmetteva in diretta e senza censure: manifestazioni, scontri di piazza, iniziative di lotta nei quartieri, nei posti di lavoro, nelle scuole e nell’università, dibattiti infuocati.
«Il progetto nascosto della radio, il “segreto”di Onda Rossa stava dunque nelle parole e le parole stavano dentro le persone.
Un’informazione di parte, quella parte sociale che vive nelle lotte e nei conflitti metropolitani, che parla di se e sui suoi interessi intende costruire e perseguire obiettivi di cambiamento radicale.
Un’informazione di parte, lontana dalla presunta obiettività del media mainstream, nella ricerca costante e appassionata di una narrazione attestata sul filo delle lotte e un’analisi ‘altra’.
Siamo un’unione di individui che si organizza da anni attraverso un’assemblea per lottare contro il carcere, la detenzione amministrativa, le frontiere, al fianco di chi è rinchiuso dentro un Centro di Permanenza per il Rimpatrio oppure rischia la propria vita per attraversare un confine.
Cronache dai bassifondi bolognesi e dintorni.
Cresciamo nei terreni incolti, nelle zone asciutte e sassose, ai bordi dei viottoli.
Le brughiere sono un tipo particolare di associazione vegetale, abitano suoli acidi con scarsa presenza di humus, il loro terreno è ostile allo sfruttamento e inadatto alla domesticazione.
Il temporale della rivolta, l’esperienza storica e l’utopia della rivoluzione sociale, lo sconquasso che fa saltare il mondo dell’autorità e della merce, la libertà e l’uguaglianza sognate, intravviste, vissute.
Autogestione, autorganizzazione, autoproduzioni: decine di progetti; centinaia di iniziative; percorsi di riappropriazione, denuncia e conflitto in città; scambio e cooperazione con una miriade di singoli e realtà collettive; prezioso radicamento in quartiere.
Siamo un gruppo di antirazziste e antirazzisti sul versante orientale che non crede nelle frontiere, che non vuole si apra un CPR in regione, che vuole documentare la situazione sul confine orientale e solidarizzarsi attivamente con chi cerca di attraversarlo.
ora e sempre notav!
Il motto Terra e libertà! – lanciato nel 1910 durante la rivoluzione messicana dei contadini e degli indios – è ancora il nostro.
Ostinatamente terrestri, contro un apparato tecnologico che vuole farci vivere fuori-suolo, sempre più astratti, soli, dipendenti dai laboratori e dalle macchine.